A me uno l'hanno regalato alcuni amici, una volta che fui ricoverato (ahimè!) in ospedale: lo conservo ancora, con immutato affetto, su un ripiano della mia scrivania. Tutto rosa, compresi i capelli di lana, il faccino più chiaro, due occhi piccolissimi e neri, il naso tondo "a bottone", il sorriso disegnato, e piccole mani e piedi di raso; sul corpicino a sacco, in grassetto verde, ampio e fantasioso, con i caratteri disposti "ad onda", il suo messaggio, che ancor oggi, quando lo sbircio di tanto in tanto, mi tocca nel profondo, fino a un piacevole turbamento: "torna presto". Fu un regalo semplice, ma assai ricco di umanità, e perciò il migliore possibile, un oggetto che, visto con gli occhi del cuore, sa anche parlare, e con le sue parole, illuminare. Ora, gli amici di un tempo non ci sono più, alle volte le strade si dividono naturalmente, ma questo ricordo vivo, con i suoi capelli di lana rosa, i suoi occhietti e il sorriso che mai si spegne e sempre conforta e incoraggia, non è finito in una scatola dimenticata, al buio: non lo merita, è un essere di luce, creato dall'uomo forse distrattamente, ma poi infuso di grazia e amore, sino a diventare un solidale guardiano della mia salute e delle mie fortune.
Questa è una risposta sovietica. Se mi premierai, renderai merito non a me, umile compagno, ma al Soviet che ispira il mio cuore, la mia mente e le mie azioni.